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Cosa sono le fibre artificiali vetrose (fav)?

Dopo che l’uso dell’amianto è stato vietato dalla normativa vigente, le fibre artificiali vetrose, conosciute anche come Fav, sono diventate tra quelle più impiegate nelle varie industrie.
Il loro uso primario riguarda la costruzione e la ristrutturazione dei fabbricati, la realizzazione di isolamento e macchinari per gli impianti industriali di diverso genere.
L’Inail ha prodotto un utile documento che distingue le differenti tipologie di fibre artificiali vetrose e ne stabilisce il corretto impiego, così da poter seguire chiare indicazioni in termini di sicurezza.

Fibre artificiali vetrose (fav): cosa sono

Per fibre artificiali vetrose si intendono tutte quelle fibre inorganiche caratterizzate da una struttura amorfa, che presentano delle peculiarità che le rendono utili e funzionali dal punto di vista dell’impiego industriale.
In primo luogo sono stabili dal punto di vista chimico e fisico, così da poter prevedere eventuali reazioni e consentire una lavorazione lineare nel tempo.
Si tratta di fibre che resistono al meglio agli agenti atmosferici e non si lasciano troppo condizionare, oltre che ai microrganismi che non alterano la naturale composizione delle Fav nella maggior parte dei casi.
Tali elementi non sono infiammabili e pertanto possono essere usati in vari stabilimenti industriali e per la lavorazione di componenti che sono a diretto contatto con il calore.
Le fibre artificiali vetrose sono poi degli ottimi isolanti, sia in termini acustici sia termici, con valide proprietà dioelettriche.
La macrofamiglia della quale tali fibre sono parte è quella delle MMVF, ovvero man-made mineral fiber, dividendosi in due essenziali categorie: quella delle lane minerarie e delle fibre in ceramica refrattarie.
Entrando nel particolare, tra le fav troviamo la lana di roccia, la lana di scoria, le fibre in vetro a filamento continuo e le lane di nuova generazione.
Vediamo quindi qual è la normativa che regola il loro impiego e come il datore di lavoro può utilizzarle ai fini produttivi nel rispetto della salute dei dipendenti.

Fibre artificiali vetrose normativa

Iniziamo vedendo come si dividono le Fav a seconda delle loro caratteristiche e in quali casi sono definite pericolose o cancerogene.
Le lane minerali contengono componenti alcaline o alcaline terrose per una percentuale superiore al 18% del loro peso.
Per non risultare cancerogene e pericolose, devono possedere una grandezza superiore ai 6 μm, altrimenti necessitano di un approfodimento di studio della loro struttura.
Se la presenza di ossidi alcalini o alcalini terrosi è invece inferiore al 18%, allora parliamo di fibre ceramiche refrattarie, ma anche in questo caso è necessario considerare la grandezza superiore ai 6 μm.
Se inferiore ci potrebbe essere pericolo di inalazione e pertanto il datore di lavoro deve assicurarsi che la normativa sia rispettata dal punto di vista delle dimensioni delle fibre.
Rispetto all’esposizione alle fibre artificiali vetrose, esistono una serie di parametri da tenere in considerazione.
Le linee guida fav, infatti, tengono conto della consistenza del materiale in questione, friabile o più compatto, con il primo più rischioso in termini di inalazione del secondo.
Se poi un materiale è integro dona certamente una maggiore sicurezza rispetto a quello danneggiato, così come se sono presenti degli strati protettivi come vernici o coperture o meno.
Il Testo Unico sulla Sicurezza ha dedicato un capitolo a parte alle sostanze pericolose, istruendo il datore di lavoro circa gli accorgimenti da prendere.
I dipendenti devono essere quindi dotati di tutti i DPI utili, come mascherine e guanti, ma anche essere informati circa la natura del materiale che si sta trattando, con appositi corsi di aggiornamento.
Le lane minerali meritano una particolare attenzione e devono essere valutate secondo i criteri prima elencati, quindi quelli dell’integrità, della presenza di isolanti e della consistenza del materiale.
In caso di controllo, il datore di lavoro deve dimostrare di utilizzare tutti gli accorgimenti per impedire l’inalazione.
In ogni stabilimento è obbligatoria la sorveglianza sanitaria dei dipendenti che sono soggetti all’esposizione, secondo l’articolo 242 del citato testo.

Tra i sintomi più diffusi derivanti da una sovraesposizione alle fav troviamo l’irritazione agli occhi e alle mucose, irritazione della pelle, infezioni polmonari e difficoltà respiratorie fino ad arrivare a gravi manifestazioni.
In particolare, le FCR sono portatrici di fibrosi polmonare e sviluppo delle placche pleuriche, contenendo una percentuale elevata di agenti alcalini e alcalini terrosi.

La legge italiana non impone dei limiti invalicabili per quanto concerne l’esposizione a tali sostanze, però la circolare n. 4 del Ministero della sanità del 15/03/2000 stabilito delle soglie che sarebbe opportuno rispettare per evitare di mettere in pericolo la salute.
Per le FCR, il limite soglia è di 0,2 f/cm3, mentre per la lana di roccia, la lana di scorie e la lana di vetro, oltre alle fibre a filamento continuo, questo è fissato a 1 f/cm3.
Una nuova direttiva europea, 2017/2398, ha innalzato il livello delle FCR a 0,3 f/cm3.

Classificazione FAV

Le fav sono inserite all’interno della macrofamiglia MMMF e si suddividono a seconda della percentuale di sostanze alcaline o alcaline terrose inserite all’interno.
Tra le fav più conosciute troviamo:

  • la lana di roccia,
  • la fibra in vetro a filamento continuo,
  • la lana di scoria,
  • le ceramiche refrattarie.

Vediamo quindi le principali differenze tra le varie tipologie.

Le fibre a filamento continuo

Le fibre a filamento continuo sono usate soprattutto nel mondo del tessile, grazie alle caratteristiche che si prestano alla realizzazione dei tessuti.
Un altro campo di applicazione è quello del settore elettrico, oltre che dell’isolamento termico e acustico e del rinforzo delle pareti di un fabbricato.

La lana di vetro

Si tratta di un materiale molto pregiato, che viene usato per la realizzazione di filtri ad alta precisione nel settore aerospaziale.
Lo scopo è ottenere il top dell’isolamento, anche grazie al perfetto mantenimento delle caratteristiche chimiche e fisiche del materiale nel tempo, nonostante il mutamento delle condizioni climatiche e degli agenti atmosferici.

Le fibre ceramiche refrattarie

Il principale uso delle fibre ceramiche refrattarie riguarda l’isolamento, che avviene all’interno di prodotti ad altissima temperatura come i forni, gli altoforni e i macchinari che operano all’interno delle fonderie.
Inoltre, si usa tale sostanza per la realizzazione di componenti elettriche, automobilistiche ed aerospaziali, oltre che dedicate alla protezione incendi.
Si tratta di sostanze che hanno un potenziale cancerogeno, pertanto è bene valutare il tipo di materiale trattato e il suo stato di conservazione.

Le altre fibre artificiali vetrose

Le fibre artificiali vetrose rimanenti, la lana di roccia, la lana di scoria e la lana di vetro, sono dette lane minerali e sono usate in particolari campi di applicazione.
Il primo è quello delle colture che avvengono fuori suolo, per realizzare il corretto isolamento, seguito da quello delle camere insonorizzate, utili per isolare rumori in contesti di musica e rumore.
Ancora, le lane minerali sono usate per il rinforzo di sostanze bituminose e cemento, in modo da renderlo idoneo per la costruzione.
Anche in questo caso il rischio cancerogeno è variabile e necessita di essere valutato di volta in volta dal datore di lavoro.

In termini di sicurezza, le fibre artificiali vetrose non possono essere definite cancerogene se è possibile esibire un test relativo alle loro proprietà di bio-solvibilità.
Per quanto riguarda i rifiuti che contengono fav, anche in questo caso è necessario valutare la concentrazione di sostanze alcaline che si trovano all’interno, così da smaltirlo a norma di legge e senza incorrere in salate sanzioni.
Un rifiuto che contiene fav deve possedere una dichiarazione di conformità, che tiene conto della nota Q che regola la sua eliminazione.
Se il diametro è piccolo e la sostanza è considerata pericolosa, riceverà il codice CER 17.06.03.
In alternativa il codice per tutti gli altri materiali è CER 17.06.04, che indica la presenza di materiale isolante ma non pericoloso dal punto di vista della salute.

Se all’interno del tuo impianto industriale utilizzi le fibre artificiali vetrose fai quindi attenzione al rispetto della normativa vigente e a mettere al riparo i tuoi dipendenti con tutti i dispositivi del caso, come guanti, mascherine e protezioni per pelle, occhi e polmoni.
Valuta sempre la consistenza del materiale, la sua integrità e la presenza di un materiale isolante all’esterno, come vernice o similari.