La storia dell’amianto

Cenni storici dell’amianto

Si tratta di un minerale che è conosciuto anche con il nome di asbesto ed è sempre esistito, fin dall’antichità: ha infatti una storia molto complessa e per certi versi anche affascinante. Le prime testimonianze di questo materiale si hanno in alcune scritture risalenti ai Persiani e agli antichi Romani. Questi popoli utilizzavano l’amianto a scopo rituale e convinti delle sue proprietà magiche. In particolare, impiegavano l’amianto per avvolgere i cadaveri prima di cremarli, allo scopo di ottenere delle ceneri dall’aspetto più sottile e chiaro. Più tardi, nel Medioevo, l’amianto viene chiamato anche lana della salamandra. Secondo una credenza popolare, infatti, questo rettile aveva il corpo ricoperto di amianto e per questo motivo poteva sfidare il fuoco senza scottarsi.

Dell’amianto parla anche ne Il Milione Marco Polo: secondo l’esploratore era utilizzato nella provincia cinese di Chingitalas per filarlo in preziose tovaglie. Risale circa al ‘600 l’abitudine di utilizzare l’amianto nei preparati medicali. Secondo il medico Boezio, che lo cita in un suo scritto, questo minerale sarebbe utilissimo per la cura delle ulcere ma anche per guarire i bambini dalla scabbia. In realtà l’uso dell’amianto nei medicinali è stato in voga fino al 1960 circa. In particolare veniva impiegato per la preparazione di una pomata contro la sudorazione dei piedi e per realizzare una pasta per le otturazioni dei denti.

Ex cava mineraria di balangero

Per l’utilizzazione dell’amianto nell’industria si deve attendere il 1800. Sono gli Stati Uniti i primi che iniziano non solo ad impiegare il minerale in diverse produzioni ma anche ad incrementarne l’estrazione e, di conseguenza, l’accumulo e l’utilizzo massiccio nella vita quotidiana.

Dal 1890 in poi l’uso dell’amianto subisce un notevole aumento, come testimoniano anche i documenti ufficiali in materia. Aumento che subirà una improvvisa e notevole battuta d’arresto nel 1970 circa. Ma è sicuramente nei primi del ‘900 che l’impiego dell’amianto assiste ad un grande impulso.

Nel 1903, in seguito ad un incendio che provoca 83 morti, il Comune di Parigi decide di utilizzare strutture in amianto per sostituire quelle già esistenti più pericolose e infiammabili realizzate in altri materiali. A breve lo stesso esempio viene seguito anche dal Comune di Londra per la propria metropolitana e nel 1932 l’amianto è utilizzato per coibentare lo scafo del transatlantico Queen Mary.

Da quel momento in poi in tutto il mondo l’amianto viene iniziato a guardare con occhi diversi, attribuendo mille virtù a questo minerale sempre più impiegato anche nelle costruzioni edili, diventando la base di realizzazioni come palestre, scuole, ospedali e anche civili abitazioni.

La storia dell’amianto in Italia inizia più o meno in quegli stessi anni. Nel 1907 apre a Casale Monferrato il primo stabilimento dell’Eternit e da quell’istante in poi tale nome, attribuito dall’inventore austriaco Ludwig Hatschek ad una speciale miscela di cemento e amianto, contraddistinguerà questo pericoloso nuovo materiale. In breve tempo lo stabilimento di Casale Monferrato diventa il più grande d’Europa e il primo per produzione di Eternit.

Al lavoro ci sono ininterrottamente oltre 5mila persone che non fermano mai la produzione del materiale che viene ben presto utilizzato per costruire ogni tipo di struttura civile o pubblica. Nel 1915 compaiono sul mercato le famose fioriere realizzate con l’Eternit e che divennero uno dei principali arredi urbani delle nostre città.

Nel 1933, invece, venne iniziata la produzione delle lastre ondulate in Eternit che nel giro di poco tempo diventarono un elemento imprescindibile nella costruzione di capannoni e tetti di ogni tipo di costruzione. Ma la fiducia in questo materiale cresce così tanto da iniziare ad utilizzarlo incessantemente per la costruzione di tubature e acquedotti per portare l’acqua potabile nelle case non solo di tutti gli italiani ma anche nel resto d’Europa.

Dopo Casale Monferrato, stabilimenti dell’Eternit vengono fatti nascere in tutta Italia e pure nel continente europeo e la produzione raggiunge il suo picco nel 1977.

Poi accade qualcosa di inaspettato. Nicola Pondrano, un operaio della fabbrica Eternit di Casale Monferrato, inizia a denunciare i danni che l’inalazione di polvere di amianto comporterebbe, soprattutto a livello polmonare. Il clamore suscitato è talmente alto da spingere le autorità sanitarie a fare indagini più approfondite.

Nel 1981 circa 80 operai intentano una causa contro la fabbrica Eternit e contro l’Inail per vedere riconosciuti i danni provocati dal minerale. La causa viene vinta e si scoperchia il vaso di Pandora. Nel 1987 il primo cittadino di Casale Monferrato è pure il primo in Italia a vietare l’uso del minerale in qualsiasi costruzione su tutto il suo territorio di competenza, battendosi incessantemente e con forza per la riapertura dello stabilimento Eternit chiuso da qualche anno per fallimento. La storia dell’amianto nel mondo del lavoro ci riporta ancora oggi più di 3000 decessi l’anno solo in Italia. Nel 2003 nel nostro Paese è stata emanata una legge che ordina lo smaltimento di tutti i manufatti in Eternit. Nel 2009, invece, si sono avute le prime condanne al processo relativo.

frammento di amianto crisolito

I tipi di amianto più pericolosi

L’amianto, anche nella sua variante Eternit, è sicuramente uno dei materiali più pericolosi al mondo. Infatti le inalazioni delle sue polveri sottili causano non solo il cancro ai polmoni ma anche una patologia che si chiama mesotelioma pleurico e che è una forma particolare e molto aggressiva di cancro ai polmoni. Le polveri sottili di amianto e di fibrocemento sono causa di oltre 3500 morti all’anno in Gran Bretagna e di 30mila all’anno in tutto il resto del mondo. Se si considera, inoltre, che gli effetti dell’amianto e delle sue polveri sottili hanno un periodo di incubazione che può durare oltre 30 anni, i medici specializzati nella malattia hanno valutato che i decessi per le patologie legate all’inalazione di polveri sottili di amianto finiranno non prima del 2060.

Non tutti i tipi di amianto, però, sono pericolosi allo stesso modo. L’amianto crisotilo è uno dei più utilizzati in ogni settore. Si tratta di un minerale che ha una natura particolarmente fibrosa e per questo motivo porta in sé anche le caratteristiche di essere del tutto non combustile e di avere scarse capacità termiche, elementi perfetti soprattutto nel campo delle costruzioni edili.

Allo stesso tempo, però, la sua natura di minerale fibroso lo rende anche particolarmente dannoso per la salute in quanto facilmente è soggetto a sfibrature e sfaldamento in una maggiore quantità di polveri sottili. La pericolosità del crisotilo è nota da tempo e per questo ne viene proibito da qualche anno non solo l’utilizzo ma anche la presenza in strutture edili di qualunque tipo. Tuttavia, se paragonato ad altri tipi di amianto, il crisotilo è meno pericoloso rispetto ad altre qualità che pure nel corso dei secoli sono state massicciamente impiegate.

Uno dei tipi di amianto sicuramente più pericolosi è la crocidolite. Si tratta di un tipo di amianto ancora più fibroso rispetto al crisotilo, di colore bluastro e con particolari caratteristiche. Ad esempio, la crocidolite è molto flessibile nella sua struttura, ha un’ottima resistenza meccanica, molto adatta alla trazione e ha particolare resistenza all’azione chimica degli acidi. Fra tutti i tipi di amianto che esistono in natura, la crocidolite è quello più pericoloso ed è il principale colpevole non solo del cancro polmonare ma anche del famigerato e mortale tumore mesotelioma. La crocidolite è talmente tossica da essere estremamente nociva anche la sua inalazione.

Un altro tipo di amianto che facilmente si può trovare è quello definito crisotilo serpentino. È una delle tipologie più utilizzate in Italia con un impiego che arriva quasi al 75%, soprattutto in edilizia e nella produzione di tubature e industria pesante. Rispetto agli altri tipi di amianto, questo è più flessibile e ha una struttura molto fibrosa e sfilacciante, che ben si adatta ad un impiego anche a spruzzo, soprattutto per quanto riguarda la coibentazione di tubature e condotte. Il crisotilo serpentino è composto da una miscela di amianto bianco che ha un aspetto assai sfrangiato. Questa caratteristica lo rende più adatto a qualsiasi tipo di trasformazione ma per questo anche più pericoloso. Infatti le fibrille di amianto tendono a polverizzarsi in particelle molto piccole e, vista la grande quantità di amianto che nel corso degli anni è stata utilizzata, le polveri derivanti da queste grandi quantità di fibrille si disperdono nell’aria diventando particolarmente dannose per l’essere umano.

Crisotilo e crocidolite rappresentano dei minerali – e relativi materiali che ne prevedono l’impiego – che sono vietati in Italia. Infatti è bene specificare che non tutti i tipi di amianto sono potenzialmente pericolosi. Esistono le specie più compatte che non hanno la caratteristica dello sfaldamento e quindi hanno minore tendenza a disperdersi nell’ambiente. Dal 1992 nel nostro Paese è assolutamente vietata l’estrazione dell’amianto su tutto il territorio ed è stata chiusa la miniera di Balangero, in Piemonte, che era la più grande riserva di questo minerale non solo in Italia ma anche in tutta Europa. Sempre dallo stesso anno è stato vietato l’impiego dell’amianto e dell’Eternit in qualsiasi produzione industriale ed è stato dato avvio al processo di bonifica per la rimozione dell’amianto in ogni tipo di edificio pubblico, privato o produttivo.

La storia dell’eternit

Con il termine Eternit si intende il fibrocemento, ossia una particolare miscela di amianto che è stata inventata dal chimico Ludwig Hatschek e acquistata dalla ditta belga Etex. Nel corso del tempo il nome Eternit ha sostituito e identificato il fibrocemento, diventando il nome più noto per chiamare questo materiale. Il fibrocemento o Eternit è composto da una miscela di amianto e di fibre. Questa caratteristica consistenza dona al materiale la sua impronta principale, ossia la natura estremamente fibrosa e sfilacciante che lo rende molto adatto a diversi impieghi.

Nel corso degli anni è stata riconosciuta la pericolosità di questo materiale che, quando subisce un processo di degrado, tende a sfaldarsi così da trasformarsi in polvere sottilissima che se inalata può provocare gravi conseguenze. L’industria edile e produttiva italiana ha fatto largamente uso dell’Eternit, in particolare per

fabbrica eternit italiana

la realizzazione di tubature, coperture di tetti, canne fumarie, coperture in cemento e molto altro ancora. Dal 1992 sia la produzione che l’utilizzo dell’Eternit sono vietati ma purtroppo nel nostro Paese ancora esistono e resistono strutture che ne hanno previsto l’impiego.

Ma come riconoscerlo e provvedere, così, anche al suo corretto smaltimento? Innanzitutto va controllato l’anno di realizzazione della struttura: se è stata fatta prima del 1992 è molto probabile che parte della costruzione sia stata realizzata con l’impiego dell’Eternit. Se non si tratta di tubature in Eternit che solitamente impiegano l’amianto per la propria coibentazione, gli altri manufatti possono essere riconosciuti grazie alla particolare forma ondulata che è stata quella più utilizzata dai primi anni del Novecento in poi. È importante ricordare che l’Eternit purtroppo è stato utilizzato non solo per le strutture ma anche per molti altri impieghi come i rivestimenti, i pannelli che vengono utilizzati per isolare gli impianti elettrici e così via. Nel caso di dubbio è bene contattare esperti del settore che siano in grado non solo di riconoscere con certezza questo materiale ma anche di provvedere alla corretta rimozione dello stesso e alla bonifica degli ambienti.