Bonifica Fibre Vetrose

Cosa sono le fibre artificiali vetrose

Cosa sono le fibre artificiali vetrose

Le fibre artificiali vetrose, comunemente conosciute come FAV, o con il termine Man-Made Vitreous Fiber (MMVF) o Synthetic Vitreous fibers (SVF) sono un gruppo di fibre inorganiche che sono diventate una valida alternativa all’amianto in vari settori, soprattutto nell’edilizia, nel tessile e nella produzione di prodotti plastici, dopo il divieto dell’uso dell’amianto.

Le FAV, al 2001, avevano una produzione stimata di circa 9 milioni di tonnellate in oltre 100 industrie distribuite nel mondo. La maggior parte di esse viene utilizzata nell’isolamento acustico e per le costruzioni.

Il loro largo impiego si spiega proprio alle proprietà delle FAV, ovvero, che sono altamente resistenti e molto flessibili, non infiammabili molto resistenti all’umidità.

Queste fibre sono utilizzate sin dagli anni ’30 e vantano eccellenti proprietà di resistenza al calore e isolamento termoacustico.

Sono considerate FAV fibre/lane di vetro, lane di roccia, lane di scoria, le fibre ceramiche refrattarie (FCR) e le lane di nuova generazione (AES, HT wool).

Classificazione fibre artificiali vetrose

Classificazione delle fibre artificiali vetrose

Le fibre artificiali vetrose (FAV) sono ampiamente utilizzate commercialmente. Queste fibre inorganiche a struttura amorfa sono presenti in diverse tipologie, come la lana di vetro, la lana di roccia, la lana di scoria, le fibre a filamento continuo, le fibre ceramiche refrattarie e altre lane di nuova generazione.

La classificazione delle FAV avviene in base alla percentuale di sostanze alcaline o alcaline terrose presenti e al diametro geometrico delle fibre.

Le fibre a filamento continuo hanno impiego nel campo tessile, per usi elettrici e di materiali di rinforzo per plastica e cemento.

Le lane di vetro per scopi speciali sono utilizzate in filtri ad alta efficienza ed isolamento aerospaziale.

Le fibre ceramiche refrattarie sono utilizzate, invece, nell’industria per l’ isolamento di forni, di altoforno, di stampi di fonderia, di condutture, di cavi, per la fabbricazione di giunti ma anche nell’industria automobilistica e in quella aeronautica.

Tutte le altre FAV (lane di vetro per isolamento, lana di roccia, lana di scoria, altre fibre) sono denominate “Lane Minerali” e sono utilizzate come isolanti nell’edilizia ed in altre applicazioni.

Le fibre artificiali vetrose hanno diverse proprietà chimiche e fisiche. Innanzitutto il diametro, in secondo luogo quello che le differenzia è la composizione chimica.

In particolare è la presenza di ossidi alcalini ed alcalino terrosi, Na2O, K2O, CaO, MgO, BaO e loro combinazioni, che se presenti in quantità elevate indicano la biosolubilità e pertanto la non pericolosità della fibra stessa.

L’esposizione a queste fibre riguarda soprattutto i lavoratori in vari settori, come la costruzione, la manutenzione, l’installazione e rimozione di isolamenti, e la produzione industriale delle FAV. Gli obblighi per il datore di lavoro riguardano la protezione dei dipendenti dall’esposizione a queste sostanze e il rispetto dei valori limite di sicurezza. È importante prendere precauzioni, soprattutto con le fibre ceramiche refrattarie, a causa del loro potenziale cancerogeno.

Fibre artificiali normativa

Bonifica fibre artificiali vetrose

La normativa sulle fibre artificiali vetrose è regolamentata dal Regolamento (CE) n. 1272/2008 (CLP) del Parlamento Europeo e del Consiglio, che riguarda la classificazione, l’etichettatura e l’imballaggio delle sostanze e delle miscele. L’INAIL ha emesso linee guida per l’applicazione della normativa inerente ai rischi di esposizione e le misure di prevenzione per la tutela della salute dei lavoratori esposti a tali fibre. Le FAV sono classificate in due gruppi principali: le lane minerali e le fibre ceramiche refrattarie. La classificazione “cancerogeno” dipende dal diametro medio geometrico delle fibre e dal contenuto degli ossidi alcalini e alcalino-terrosi. Le fibre con diametro medio geometrico superiore a 6μm e contenuto di ossidi alcalini e alcalino-terrosi inferiore al 18% in peso sono esentate dalla classificazione come cancerogene. Tuttavia, le fibre con diametro inferiore o con contenuto maggiore possono essere classificate come cancerogene di classe 1 B o 2. È fondamentale adottare misure di prevenzione adeguate, soprattutto nei settori come la costruzione, la manutenzione di edifici, l’installazione e la rimozione di isolamenti, e la produzione industriale di FAV, per proteggere la salute dei lavoratori esposti a tali materiali.

I rischi per la salute: classificazione di pericolo

Le fibre artificiali vitree (FAV) presentano diverse proprietà fisiche e chimiche, ma per quanto riguarda la tutela della salute, le più importanti sono la composizione e la dimensione delle fibre.

La composizione delle FAV influisce sulla loro bio-persistenza, ovvero il tempo che rimangono all’interno dei polmoni. È stato dimostrato che le fibre contenenti elevate concentrazioni di ossidi sono bio-solubili e quindi poco bio-persistenti, il che significa che vengono eliminate dall’organismo prima che possano causare effetti nocivi.

D’altra parte, la dimensione delle fibre determina la loro capacità di penetrare profondamente nelle vie respiratorie. Le fibre più piccole sono in grado di raggiungere le aree più remote del sistema respiratorio.

I valori di composizione e dimensione delle fibre sono alla base dei criteri di classificazione delle FAV secondo le Direttive 67/548/CE e 99/45/CE e s.m.i. e del regolamento (CE) n. 1272/2008 (CLP) del Parlamento Europeo e del Consiglio datato 16 dicembre 2008, riguardante la classificazione, etichettatura e imballaggio delle sostanze e delle miscele. Questo regolamento è entrato in vigore il 1° giugno 2015, dopo un periodo di transizione.

La legislazione assegna alle FAV, in particolare alle lane minerali e alle FCR (fibre ceramiche refrattarie), una classificazione riguardo alla loro cancerogenicità, indicando i pericoli, le frasi di rischio e i consigli di prudenza associati.

La classificazione delle FAV secondo il regolamento CLP è simile a quella delle Direttive, differendo solo nei nomi delle classi e nell’etichettatura. Il regolamento CLP è entrato in vigore il 1° dicembre 2010 per alcuni aspetti, sostituendo completamente le Direttive 67/548/CE e 99/45/CE e s.m.i. a partire dal 1° giugno 2015.

Descrizione Etichettatura
Categoria 1A Sostanza note per gli effetti cancerogeni sugli esseri umani Pericolo
Categoria 1B Sostanze con presunto potenziale cancerogeno sugli esseri umani Pericolo
Categoria 2 Sostanze da considerare con sospetto per i possibili effetti cancerogeni sugli esseri umani Pericolo

Classificazione di cancerogenicità e relativa etichettatura secondo il regolamento CLP.

Classificazione pericolosità fav

Come anticipato le proprietà fondamentali delle fibre artificiali vitree (FAV) riguardano la concentrazione degli ossidi alcalini e alcalino/terrosi e il diametro delle fibre.

La Nota Q stabilisce le condizioni in cui la classificazione “cancerogeno” non si applica. Se è dimostrato che le fibre hanno una breve persistenza biologica dopo l’inalazione o l’instillazione intra tracheale, oppure se prove intraperitoneali non rivelano evidenza di cancerogenicità o se le prove di inalazione a lungo termine dimostrano l’assenza di effetti patogeni significativi o alterazioni neoplastiche, allora le fibre non sono classificate come cancerogene.

La Nota R, invece, stabilisce che la classificazione “cancerogeno” non si applica alle fibre con un diametro medio ponderato superiore a 6 micron. Questo criterio è stato definito dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) per le fibre respirabili.

In sostanza, la Nota Q fa riferimento alla cancerogenicità per le fibre che NON hanno bassa bio-persistenza. La bio-persistenza è dimostrabile attraverso un test.

La Nota R, invece, stabile che la classificazione come cancerogeno non è applicabile per le fibre con diametro superiore a 6 micron.

Il rispetto di una sola tra la Nota Q e la Nota R è sufficiente affinché le FAV non siano classificate come cancerogene. Nel caso delle lane minerali prodotte e distribuite dai soci FIVRA, tutte sono conformi alla Nota Q e/o Nota R e quindi non sono considerate cancerogene.

Per garantire la conformità alla Nota Q, i soci FIVRA hanno aderito volontariamente al marchio europeo EUCEB, un ente di certificazione indipendente che verifica costantemente la produzione delle lane minerali e la loro composizione rispetto alla formula originale.

Grazie all’etichetta EUCEB, è possibile identificare facilmente le lane minerali bio-solubili che sono escluse dalla classificazione delle sostanze cancerogene.

Il regolamento CLP non assegna frasi di rischio alle FAV, eliminando la frase “R38 – irritante per la pelle” in quanto gli effetti irritativi sono da attribuire all’azione meccanica (sfregamento) e non alla composizione chimica. Il regolamento fornisce invece alcuni consigli di prudenza.

Per quanto riguarda la cancerogenicità, l’IARC ha classificato le lane minerali ed il filamento continuo nel gruppo 3, che non è classificabile come cancerogeno per gli esseri umani, mentre le FCR e la lana di vetro per scopi speciali rientrano nel gruppo 2B, indicando possibile cancerogenicità per gli esseri umani.

Gruppo 1 Cancerogeno per gli esseri umani
Gruppo 2A Probabile cancerogeno per gli esseri umani
Gruppo 2B Probabile cancerogeno per gli esseri umani
Gruppo 3 Non classificabile come cancerogeno per gli esseri umani
Gruppo 4 Non cancerogeno per gli esseri umani

Classificazione IARC.

Rischi per la salute: ulteriori effetti

Gli effetti sulla salute derivanti dall’esposizione alle fibre artificiali vetrose (FAV) dipendono principalmente dall’interazione tra le caratteristiche chimico-fisiche e tossicologiche delle diverse fibre e la capacità difensiva dell’organismo esposto. Questa capacità può variare a seconda di fattori di rischio individuali, come il fumo di sigaretta, e fattori di rischio voluttuari, che possono influenzare negativamente i meccanismi di rimozione, allontanamento, espulsione o dissoluzione delle particelle o fibre in base al livello, alla durata e alla modalità di esposizione.

Oltre alla cancerogenicità, sono stati studiati altri potenziali effetti delle FAV sulla salute umana. Dal 2009, le FAV non vengono più considerate irritanti per la pelle poiché gli effetti irritanti osservati sono di natura meccanica e non legati alla composizione chimica.

Le FAV possono attivare processi infiammatori nelle vie respiratorie, ma se le fibre sono bio-solubili, non causano alterazioni polmonari. Tuttavia, le FCR presentano maggiori rischi rispetto alle lane minerali perché contengono un basso contenuto di ossidi alcalini ed alcalino/terrosi.

Il National Institute for Occupational Safety and Health (NIOSH) ha scoperto una correlazione tra l’esposizione alle FCR e opacità parenchimali, indicando che l’esposizione a queste fibre può causare la comparsa di placche pleuriche e sintomi come dispnea, affanno, tosse e irritazione pleurica. Questa associazione è ampiamente documentata nella letteratura scientifica.

Fibre artificiali vetrose

Valori di riferimento per l’esposizione alle FAV

Nella legislazione italiana non sono stabiliti valori limite di esposizione per le fibre artificiali vetrose (FAV) nei luoghi di lavoro. Tuttavia, la circolare n.4 del Ministero della Sanità datata 15/03/2000 sottolinea che è possibile fare riferimento al limite soglia (TLV-TWA) stabilito dall’American Conference of Governmental Industrial Hygienist (ACGIH).

Le informazioni disponibili riguardo alle concentrazioni di fibre artificiali vetrose nell’aria non evidenziano livelli di esposizione che possano rappresentare rischi per la salute. Di conseguenza, attualmente nella legislazione italiana, non sono definiti valori limite o valori guida per le concentrazioni medie giornaliere di fibre nelle abitazioni o nell’aria esterna.

In Francia, l’Agence française de sécurité sanitaire de l’environnement et du travail (AFSSET), nel documento “Les fibres minérales artificielles siliceuses” del 2008, riporta livelli di fibre inferiori a 50 ff/m3 per i nuovi ambienti indoor. È importante sottolineare che questo valore non costituisce un limite di legge, ma è un valore guida scientificamente derivato, convenzionalmente utilizzato per gestire questioni legate alla salute e all’ambiente.

FAV attribuzione codice CER

La bonifica delle fibre artificiali vetrose

In base al Decreto Legislativo n. 152/2006, il carico degli oneri per la corretta gestione e smaltimento dei rifiuti spetta al produttore, cioè alla persona responsabile dell’attività che ha prodotto tali rifiuti. Il produttore è tenuto a classificare il rifiuto attribuendogli un codice CER, che si basa sulla concentrazione di eventuali sostanze pericolose presenti nel rifiuto.

Per quanto riguarda le fibre artificiali vetrose (FAV), esistono due possibili classificazioni:

17.06.03* (rifiuto speciale pericoloso)

17.06.04 (rifiuto speciale non pericoloso).

La pericolosità o la non pericolosità si stabilisce grazie alle proprietà chimiche e fisiche delle FAV. Ad esempio, la concentrazione di ossidi alcalini ed alcalino/terrosi e il diametro medio geometrico pesato sulla lunghezza delle fibre (DLG-2ES), determinano la classificazione dei rifiuti.

A causa dei rischi associati all’esposizione alle fibre vetrose, diventa necessario procedere con la bonifica di manufatti contenenti queste fibre. La bonifica deve essere effettuata da imprese specializzate che rispettino le normative vigenti.

Una volta effettuata la bonifica i rifiuti costituiti da FAV possono essere smaltiti o recuperati.

Nel caso di smaltimento, il Decreto 27 Settembre 2010 all’art. 6, punto 7, stabilisce che questi rifiuti, siano essi pericolosi o non pericolosi, possono essere smaltiti in discariche per rifiuti non pericolosi. Questo però deve avvenire direttamente nella discarica in celle appositamente ed esclusivamente dedicate e deve avvenire in modo tale che non ci sia la frantumazione dei materiali.

Procedura bonifica Fibre Artificiali Vetrose

La rimozione delle fibre artificiali vetrose (FAV) è un’attività essenziale per garantire la sicurezza e la salute nelle aree dismesse e negli edifici civili ed industriali dove queste lane minerali vengono impiegate come materiale isolante per le tubature degli impianti termici, le pareti divisorie e i controsoffitti.

Le precauzioni da adottare nell’uso di lane minerali e fibre ceramiche refrattarie devono essere distinte chiaramente, considerando che la produzione attuale di lane minerali è conforme alla Nota Q, rendendole non classificate come cancerogene (nemmeno come sospette) e non irritanti per la pelle.

Per le attività di prevenzione relative all’installazione di lane minerali conformi alla Nota Q o Nota R, si applica il livello di prevenzione normato dal D.lgs. n. 81/2008. In presenza di fibre classificate come non pericolose (cioè conformi a Nota Q o Nota R), è opportuno seguire i seguenti consigli di prudenza:

  • Se si lavora in ambienti non ventilati o in operazioni che possono generare emissioni di polveri, è necessario indossare una maschera protettiva usa e getta, preferibilmente conforme alla norma EN 149 FFP1.
  • Si raccomanda l’utilizzo di guanti per prevenire pruriti, in conformità alla norma EN 388.
  • Quando si applicano prodotti sopra la testa, è consigliabile indossare occhiali protettivi. Si consiglia di scegliere occhiali conformi alla norma EN 166 per la protezione degli occhi.
  • È importante coprirsi con indumenti da lavoro adeguati.
  • Prima di lavarsi, è consigliabile sciacquare con acqua fredda.

Seguire queste precauzioni contribuirà a garantire un utilizzo sicuro delle lane minerali e delle fibre ceramiche refrattarie conformi alla Nota Q o Nota R, assicurando la protezione della salute durante le attività lavorative.

La procedura di rimozione di fibre ceramiche refrattarie e lane minerali comprende diverse misure di prevenzione che riguardano:

  • mantenere l’integrità dell’imballaggio;
  • evitare di sottoporre a successive movimentazioni il materiale isolante già posto in opera;
  • delimitare e segnalare l’area di lavoro, onde consentirne l’accesso ai soli addetti ai lavori;
  • creare una zona sgombra da tutti gli oggetti non necessari allo svolgimento del lavoro, al fine di facilitare le operazioni di pulizia, tramite aspiratore con filtro ad alta efficienza, durante ed al termine del lavoro;
  • manipolare con cura i prodotti, con particolare attenzione ad un loro eventuale taglio, che dovrà essere effettuato con utensili manuali;
  • tenere costantemente pulita l’area di lavoro, rimuovendo prontamente (tramite imbustamento o aspirapolvere) gli sfridi di lavorazione ed evitandone il calpestio;
  • tenere adeguatamente gli operatori informati e formati sui rischi ed i danni derivanti dall’esposizione a FAV e sulle modalità di utilizzazione dei Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) e collettiva,
  • utilizzare adeguati Dispositivi di Protezione Individuale (DPI) in modo da evitare anche eventuali irritazioni, tramite:
    • maschere respiratorie del tipo a pieno facciale o in alternativa, facciali filtranti (FF) e occhiali a tenuta;
    • tute monouso integrali, preferibilmente in tyvek in quanto risulta essere il materiale più impermeabile e che meno ritiene le fibre;
    • guanti, preferibilmente in gomma o altro materiale impermeabile alle fibre.

Dove operiamo

Operiamo nelle province di Bergamo, Brescia, Como, Cremona, Lecco, Lodi, Mantova, Milano, Monza, Pavia, Sondrio, Varese.